Baise-moi

Scopami!

Dopo aver subìto uno stupro, nel 1994, Virginie Despentes scrive un libro che diventa subito un caso editoriale: Baise-moi (pubblicato in Italia col titolo Scopami!). Qualche anno dopo, nel 2000, in collaborazione con la regista Coralie Trinh Thi, Despentes realizza l’omonima versione cinematografica del suo libro. Il film, presentato in concorso al 53º Locarno Film Festival, viene subito censurato a causa dei contenuti “pornografici”. Quello stesso anno, ricevette molte critiche, tra cui l’accusa di mostrare “uno stupro alla rovescia”, dove gli uomini sono le vittime della violenza delle donne; Despentes rispose che le sue protagoniste non si vendicano sugli uomini, bensì uccidono tutti i simboli di oppressione: la polizia, la borghesia intellettuale, la stupidità, la noia.

Si può supporre che il film non venne censurato perché contenente elementi che, più che “pornografici”, definirei semplicemente “espliciti”, ma che abbia disturbato la critica e il pubblico per altre ragioni (e probabilmente continua a farlo oggi). Prima di tutto, le scene di stupro al cinema sono quasi sempre edulcorate, o filtrate da un punto di vista maschile; in Baise-moi, invece, lo stupro è rappresentato così com’è: reale, vero (quindi inevitabilmente duro), e da una prospettiva femminile.
In secondo luogo, le due protagoniste sono due assassine spietate. Siamo abituati/e a guardare sullo schermo killer maschi far esplodere corpi e cervelli senza motivo, ma non alla violenza perpetuata da donne. La nostra società si aspetta che una donna risponda ad un abuso in modo comprensivo, dolce, indulgente. Manu, invece, rimane fredda e impassibile sul momento, ma poi esplode in modo del tutto anticonvenzionale: ha la mente a pezzi, l’anima in frantumi, e la sua rabbia non può essere controllata da nessuno, nemmeno da sé stessa.
In ultima istanza, il film è realizzato da donne per così dire marginali, su donne violente di bassa estrazione sociale; come dichiarò la stessa Despentes al tempo dell’uscita del suo film: “Il grande circuito dei media non vuole saperne nulla di chi non ha niente, di persone ai margini che prendono le armi e ammazzano la gente per soldi e divertimento. Sono tutte cose che succedono nella realtà, però non ci è permesso di riconoscerne l’esistenza”.

Baise-moi è una fiction solo in parte autobiografica, un road movie, una sorta di Thelma e Louise versione hardcore; è un film indipendente dall’estetica giustamente “brutta” e grottesca, piena di inquadrature imperfette e “sporche”, che si addice perfettamente alla crudezza del contenuto. Il film esaspera i caratteri del genere del Revenge B Movie, ed è volutamente eccessivo, facendosi beffa delle coreografie dei villain dei film: per esempio, quando Nadine imita i gesti di De Niro nella celebre scena allo specchio di Taxi Driver.

Nonostante le caratteritiche descritte, è però difficile definire Baise-moi un film femminista. Le inquadrature non sono completamente libere dal male gaze, e la violenza delle due protagoniste è applicata secondo uno schema patriarcale (dove il potere si realizza con l’oppressione dell’altro). Inoltre, non sono sempre chiari i motivi che spingono Manu e Nadine a sparare; forse, il messaggio che vuole dare Despentes è che il problema non sta nel singolo individuo bensì nella società e nel sistema stesso che dovrebbe tutelare le survivor, ma finisce per demolirle una seconda volta (in una scena, Manu viene insultata dal fratello secondo le classiche dinamiche della rape culture: “Ti sei fatta stuprare?”, “Non ti vedo così traumatizzata” – come invece dovresti essere…).

Tuttavia, Baise-moi può essere considerato ancora oggi un film potente. Non è solo rivolto a chi abbia subìto uno stupro, ma a chiunque abbia deciso di reagire ad un’ingiustizia, spingendosi oltre i limiti consentiti. Il cinema è fatto per provocare, sconvolgere, rivoluzionare, abbattere tabù, e se non si inizia a parlare tanto e spesso di certe tematiche “scomode”, il pubblico non potrà mai “essere pronto” a metabolizzarle in forma critica, e si accontenterà dei soliti (finti) prodotti mainstream. Se questo film è ancora in grado di turbare e di smuovere forti emozioni, forse è perché ancora oggi riesce a parlarci.