Mona Lisa and the Blood Moon

Presentato in anteprima alla 78ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, Mona Lisa and the Blood Moon è il terzo lungometraggio della regista statunitense di origini iraniane Ana Lily Amirpour, già conosciuta per i precedenti The Bad Batch e soprattutto A Girl Walks Home Alone at Night (qui la nostra recensione).

La protagonista è Mona Lisa, una ragazza coreana dotata di superpoteri, che evade da un manicomio e vive una serie di (dis)avventure nell’allucinogena città di New Orleans. Qui incontra un’umanità degradata, imbattendosi in villain grotteschi, outsider bizzarri, e personaggi che “abitano la notte”, tra cui una prostituta con le contro ovaie (interpretata da una bravissima – e per la prima volta cafonissima – Kate Hudson) e uno spaccino tenero e romantico.

Le eroine della Amirpour sono degli esseri eccezionali, fuori dalla norma, un po’ badass e un po’ naive; se però in A Girl Walks Home Alone at Night la protagonista era una vampira in guerra contro il patriarcato, qui, invece, la protagonista è una sorta di strega; non mancano infatti i riferimenti al vudù, alla magia, all’ipnosi, e a Lilith, una figura presente nelle antiche religioni mesopotamiche e nell’immaginario popolare ebraico dove era considerata un demone notturno in grado di fare del male a bambini di sesso maschile.

La luna piena è l’altra grande protagonista del film, colei che influenza le azioni e gli umori dei personaggi… sarà stata lei a risvegliare il Potere in Mona Lisa?

Il film è una favola criminale, un fritto misto di generi: la Amirpour mischia il fantasy con l’horror, l’indie, e l’avventura preadolescenziale. Mona Lisa and the Blood Moon ha una trama a tratti non-sense, un’atmosfera da B-movie, uno stile pop, e una colonna sonora che miscela il techno con il metal. In definitiva, è un prodotto piacevole e divertente, che non manca di battute satiriche sul capitalismo e il razzismo statunitense.

Il finale è misterioso (almeno tanto quanto il sorriso della Mona Lisa di Leonardo), e lascia lo spettatore con molte domande: chi è la protagonista? Da dove viene? Perché ha questi poteri? Riuscirà ad essere libera?
Il film risulta dunque incompleto. O meglio, volutamente incompleto, come la stessa regista fa esplicitare da uno dei suoi personaggi in un momento altissimo di metacinema: “Ci vediamo nel sequel!”.

Citazione preferita del film: “Ho le ovaie piene”.
Consigliato per persone lunatiche. Da guardare nelle notti di luna piena.